giovedì 3 febbraio 2011

Senza infamia e senza lode

Ogni persona dovrebbe avere una cosa nella quale è imbattibile, che lo faccia sentire invincibile, che gli dia orgoglio, volto a rafforzare la sua autostima (e a compensare gli eventuali fiaschi). E invece io no, o per lo meno non l'ho ancora trovata. E non riesco a canalizzare tutte le energie verso qualcosa, ne tengo sempre un po' in disparte (non so per quale oscuro motivo) e il risultato è se non mediocre, al di sotto delle mie potenzialità. Che frustrazione. Uffa.

(Pietà, non psicanalizzate troppo, prendetelo per quel che è: uno sfogo).

venerdì 28 gennaio 2011

Like a virgin

E’ ufficiale: ormai sono rimasta l'unica vergine nel giro delle mie amiche. E in generale, in confronto a molte mie coetanee, faccio proprio parte di un'esigua minoranza. Le occasioni non mi sono mancate, però per fortuna, avendo del buonsenso molto forte, ogni volta mi sono fermata. Questo buonsenso starebbe nel fatto che, secondo me, (almeno) la prima volta vada vissuta con una persona che si ama, o con la quale ci sia anche solo un forte attrazione fisica, in aggiunta però ad un legame di fiducia reciproca. Mancando le premesse, ecco perché semplicemente non è ancora successo.
E da un lato direi per fortuna, ripensando agli ultimi tipi con i quali mi sono sentita, fighettini che, coincidenza, si erano appena mollati con la morosa, avevano sofferto molto e ora, professando una morigerata schiettezza –applauso- ammettevano che volevano solo divertirsi.
Dall’altro però sento che mi sto, consapevolmente?, perdendo un aspetto consistente e piacevole della vita, e a volte diviene una vera e propria ossessione (impossibile, ne parlano tutti e in continuazione). Mi capita di pensarci molto spesso, in continuazione. Sono felice di aver aspettato, al contempo un po’ meno di aspettare. Vorrei trovare, subito, la persona giusta però forse più il tempo passa più questa persona si carica di significato, perché dovrebbe essere così importante da giustificare un’attesa che diviene di giorno in giorno più lunga.
Molte volte poi mi comporto in maniera fredda smontando molti che si avvicinano, -magari anche con buone intenzioni, non lo so - per paura che lo facciano con secondi fini. Con quel fine. Non tutti saranno in malafede, ma in giro ne ho vista di gente proprio “furba”. Ci sono quelli che, solo perché una ha un bel fisico e magari ha fatto qualche foto per un book (che le servirà per lavorare come hostess per guadagnare qualcosina mentre fa l’università) sia automaticamente una modella e quindi una che la da facilmente. O ancora quelli che hanno fantasie non tanto legate a me in quanto ragazza, ma a me come ragazza nera: una volta uno mi si è presentato e ha subito aggiunto che adora le ragazze di colore – termine tral’altro che odio- io gli ho risposto  buon per te e me ne sono andata via. Zero clemenza. Perché se poi gli avessi dato corda, avrebbe iniziato con la pappardella: voi ragazze di colore siete le migliori, mica come le italiane che bla bla bla. Cioè, se un ragazzo bianco, sottolineo che parte con questo approccio (non mi riferisco alla maggioranza che grazie a dio non è così), non si trova bene con le ragazze bianche, deve preferirne di altro tipo (e non è una scelta la sua, ma una conseguenza), perché si vede che non è riuscito a far fronte alle esigenze della sua precedente morosa (vuoi affettive, e perché no, materiali) bianca, e quindi spera di trovare una meno esigente (di colore, in questo caso, ma che all'occasione avrebbe circuito in altro modo, se ucraina, filippina o moldava, comunque proveniente da una realtà dove la donna è più sottomessa, o comunque meno pretenziosa perché abitata ad avere di meno). Ah ma allora fossero tutti così meglio rimanere single, e vergine, a vita.
Ma se Dio vuole non è così, quindi prima o poi troverò anch’io il mio principe (azzurro). 

mercoledì 26 gennaio 2011

Indispensabile?

Ogni tanto penso sia il mio caratteraccio a rendere tutto complicato. Sono diventata così disillusa dalle relazioni interpersonali di qualunque tipo (quelle di amicizia, figuriamoci quelle sentimentali) che penso che nessuno sia veramente indispensabile per me. In certi momenti neanche io mi sento indispensabile per me. Cioè mi sono già abituata a fare a meno di una persona prima ancora di conoscerla bene. Sono circondata da tantissime conoscenze e amicizie di circostanza che fanno comodo. Ma se devo contare veramente le persone delle quali non potrei fare proprio a meno non saprei. Cioè i miei amici più cari ci tengono a me, non so se io, dopo le piccole delusioni che ho passato sono in grado di "contraccambiare". Suona male, però dopotutto alla fine si ha la certezza di non rimanere delusi. Oggi ci sei, bene. Domani no? Amen.

Sguardi, guarda sono qui per me

Sono sempre un po' a disagio quando vado da sola in un posto nuovo. Sono due giorni che frequento un'aula studio per fare una full immersion in vista di un esame. E' una stanza un po' atipica perché è un continuo via e vai di geeks, smanettoni (mi pare di aver capito da un insegna posta sulla porta dell'aula adiacente, che lì ci sia un gruppo di appassionati Linux) però è tranquilla, e almeno ho la certezza di essere circondata da cose, e persone, che non potrebbero minimamente distogliere la mia attenzione da quanto devo fare. Però nel lasso di tempo intermedio tra il mio parcheggiare ed il ritrovarmi faccia a faccia coi libri, mentre entro e cammino per i corridoi spaziosi e poco illuminati, affiancati da una serie imprecisata di porte, alcune chiuse, altre socchiuse -nelle quali si intravvede qualche squarcio di banco o una strana attrezzatura scientifica -, mi sento un po' a disagio. Dalle varie figure che sporadicamente saltano fuori da qualche aula, o da quelle già fuori nei corridoi, sento venire mille sguardi (una volta mi son girata e ho verificato come la persona in questione continuasse a guardarmi anche dopo che l'avessi superato). Beh non che ci sia niente di strano, è legale che la gente possa guardare altra gente. Poi visto che è da poco che vado lì e nonostante tutta le persone che vi circolino, non penso abbiano visto spesso una ragazza, nera (ma anche di ragazze, bianche ne ho viste poche), circolare per i corridoi del polo scientifico dell'università. Non so se devo sentirmi lusingata da questi sguardo o no... cioè sono consapevole di essere una bella ragazza e ci tengo molto all'aspetto, all'abbigliamento. Non capisco se gli sguardi sono di interesse, o se sono solo di semplice curiosità.
Proprio stamattina, dopo che mi sono seduta in aula studio, mi sono guardata intorno: non c'era neanche una ragazza. Seduta lì sul banco sentivo i pensieri dei ragazzi (alcuni neanche sulla ventina) che si chiedevano cosa ci facesse quella ragazza nera lì. Poi ho attaccato col mio libro di diritto.

domenica 23 gennaio 2011

Questione di gusti

Sin da piccola sono cresciuta con intorno, a eccezione dei miei genitori, persone bianche (amiche, insegnanti, madrine, morosi...) questo un po' per il fatto che dove abito non ci sono molti neri, e un po' per la scelta (dei miei) di non frequentare gran parte di quei pochi che ci sono. [Questa è un'osservazione che faccio ora a posteriori non che da piccola badassi molto al colore delle persone.] 
In quanto a ragazzi, conseguenza o no che sia, devo dire che non mi sento attratta dai neri. Il che non a livello estetico (potrei citare infiniti attori, sportivi, cantanti neri di bell'aspetto, ma non vale, perché mi riferisco ad un contesto quotidiano, delle persone che effettivamente si ha l'opportunità di incontrare nella vita di tutti i giorni, dalle lezioni all'università alle feste a casa di amici), ma prettamente culturale. Essendo sempre vissuta in un contesto occidentale e non essendo lo stesso per molti miei coetanei neri, non ci troverei proprio niente in comune. A partire dal fatto che io stessa infrango lo stereotipo per cui dovrebbe piacermi il rap e dovrei saperlo ballare, dovrei indossare vestiti e tute larghe, scarponi da ginnastica da colori improponibili, orecchini e medaglioni brillanti...) e potrei andare avanti ancora. 
Può sembrare una conclusione banale, ma mi ci è voluto un po' per arrivarci. All'inizio pensavo quasi di essere razzista verso la mia stessa "razza". Che sollievo.

sabato 22 gennaio 2011

Iniziando

Alla fine ho ceduto: ho aperto un blog.
Ho sempre considerato l'idea di averne uno, sia perché adoro scrivere, ma anche per l'esigenza terapeutica di avere un luogo dove riversare tutti quei pensieri che spesso non è facile portare alla luce. 
E ora si è concretizzato.
Un semplice diario autoreferenziale non basta e paradossalmente, preferisco sia l'occhio di un estraneo a giudicarmi. Senza tutti quei filtri che più o meno consapevolmente un amico, per definizione, pone. Giri di parole, contraddizioni, ragionamenti che è bene finiscano scritti da qualche parte piuttosto che continuare a fluttuare nella mia testa facendomi impazzire.
La sto rileggendo, come introduzione non è male, considerato il fatto che -non so voi- ma io non so mai da dove iniziare le cose. Poi le inizio e le smetto perché mi stufo subito. Ma so già invece che stavolta rimarrò costante nel mio proposito.

Maria C. Vittoria